Negli ultimi anni sono aumentati i modelli e le agenzie che influenzano la costruzione del sistema dei valori degli adolescenti. Sin dall’infanzia, l’individuo nato e cresciuto nel nuovo millennio è immerso in relazioni e ambienti iperstimolanti che inevitabilmente divengono modelli identificatori per le nuove generazioni. Gli adolescenti odierni hanno subito, in modo più significativo che in passato, l’influenza del gruppo dei coetanei frequentati a partire dalla primissima infanzia, di cartoni animati e programmi televisivi a loro dedicati e trasmessi su canali monotematici attivi ventiquattro ore al giorno, di internet, ma anche l’influenza del marketing che, come è noto, ha spostato la propria attenzione su target di riferimento sempre più giovani. Si tratta solo di alcune delle più importanti novità che hanno promosso una complessa modalità di costruire l’identità in età evolutiva.
Seguiamo i livelli di apprendimento dei bambini dalle nostre case fino agli istituti scolastici e facciamo qualche valutazione: come primo punto chiariamo un concetto; l’apprendimento nei bambini piccoli non è uguale a quello degli adulti. I bambini hanno bisogno di modelli significativi da imitare, che siano attraenti per loro in modo da rendere più facile non solo la percezione ma anche l’immagazzinamento dell’informazione.
L’apprendimento è l’acquisizione e/o modifica di informazioni, conoscenze, comportamenti e abilità.
Uno studio pubblicato sulla Infant Behavior and Development Journal, dimostra che i bimbi piccoli ricordano più le attività che vengono accompagnate da emozioni positive. Ad esempio giocare con il bimbo dimostrando e accentuando il linguaggio del corpo (gesti, tono della voce ecc.) fa sì che il bimbo possa ricordare meglio quell’ attività. Secondo i ricercatori, le emozioni positive che accompagnano la presentazione di un stimolo hanno un effetto positivo che intensifica l’attenzione e questo fa aumentare la capacità di elaborare e ricordare l’informazione.
Fin quando i nostri figli sono con noi, perplessità o dubbi sulle emozioni positive e sugli stimoli non ce ne sono, ma arrivano nel momento in cui il proprio figlio lascia il cosiddetto “nido materno” per andare in quello comunale, o privato che sia e in questa delicata fase il bambino, per accettare il nuovo contesto, ha bisogno di “sentire” il sostegno della mamma e del papà, di “sentire” che essi credono nel nido e nelle persone che lo vivono. Per questo è fondamentale la convinzione e la tranquillità del genitore, poiché durante questo periodo egli trasmette inconsapevolmente i propri stati d’animo al figlio… un genitore non può fingere, poiché il bambino percepisce anche – e soprattutto – le sue incertezze. Al contrario credere nel progetto pedagogico del nido, credere nelle educatrici, ma soprattutto credere nel proprio figlio e nelle sue capacità di affrontare il cambiamento, tutto ciò infonde al bambino fiducia e sicurezza.
Da questo momento in poi, per i nostri figli, comincia un vero e proprio viaggio verso nuove relazioni che li porteranno ad entrare a far parte di un ambiente sociale nuovo e ricco di stimoli.
Le larve delle api sono tutte predisposte a diventare piccole operaie; nascono tutte con lo stesso patrimonio genetico. Ora, se una di esse viene nutrita con la pappa reale, diventa regina.
Il sistema scolastico italiano, tendenzialmente rigido e poco disposto al concedere libertà a insegnanti e studenti, non sembra adatto per teorie di questo tipo. Le perplessità sulla scelta delle scuole, tra private, comunali e statali, sui percorsi educativi e sulle attività extrascolastiche, quali progetti e uscite…sono molteplici anche e soprattutto perchè ci si chiede se siano “luoghi sicuri” e di “valore sociale”.
Quando la scelta di un istituto non ci soddisfa possiamo sempre appellarci a “metodi” paralleli come i laboratori didattici; sono l’ideale per i bambini perché, in maniera ludica, possono apprendere molto velocemente. Sia in classe che all’aperto, le attività didattiche sono un valido strumento da utilizzare: non c’è modo migliore di conoscere qualcosa se non toccandolo con mano, assaporandolo o immaginandolo. Lasciate, quindi, che i vostri bambini si emozionino a improvvisarsi piccoli scienziati, cuochi pasticcioni, maldestri agricoltori, giovani naturalisti o piccoli artisti!
Il nostro preferito è l’arte, strumento per conoscere con altri occhi il mondo, per conquistare la realtà e per crescere. Può orientare il nostro sguardo, inclinare il pensiero, creare, con stupore e meraviglia, scenari inaspettati, comporre un volcabolario di metafore, simboli, trame e significati.
Può innalzare spirito e mente sino a darci uno slancio e farci levare in aria, senza più gravità, in uno spazio di confine mutevole, il luogo dello scambio e dei continui requilibri tra noi e il mondo.
In questo contesto assume particolare valore il tema della pedagogia dell’immaginazione, dell’educazione allo sguardo come ricerca di uno stato straordinario di presenza che ci permetta di alleggerire il quotidiano dai filtri di distrazione per reimparare a guardare, ad ascoltare, a leggere ciò che diamo per scontato.
Tornando alla scuola e ai suoi metodi di insegnamento, molte domande vengono scatenate, soprattutto tra le mamme e le rappresentanti di classe “È la scuola che è arretrata e non sa adattarsi ai cambiamenti dei ragazzi o è colpa della famiglia che difende sempre i figli e svaluta ogni intervento degli insegnanti?” Queste domande, e le infinite variazioni sul tema, caratterizzano quotidianamente il dibattito giornalistico televisivo e sulla carta stampata da diversi anni. Soprattutto in occasioni drammatiche in cui un adolescente o un gruppo di giovani commette azioni scellerate, autolesive o di violenza verso gli altri, la scena massmediatica è invasa da questo quesito di fondo: è stata la famiglia o la scuola? Il conflitto tra scuola e famiglia, aumenta con la crescita, se è vero che alla scuola primaria e dell’infanzia, prevale, in moltissimi casi, un clima collaborativo, la condivisione del progetto educativo e saluti calorosi, se non abbracci, tra madri ed educatrici o maestre al momento del saluto prima delle vacanze estive. Vicende del tutto assenti dallo scenario della scuola secondaria, quando la “seconda nascita” dell’adolescente promuove, prevalentemente, dissapori, conflitti e un disperato tentativo, in occasione del fallimento scolastico o di un agito drammatico, di liberarsi dall’angoscia e dal senso di colpa individuando nell’altra agenzia educativa il vero responsabile.
Oggi più che mai sono aumentati i modelli di riferimento che influenzano la crescita dei nostri figli, modelli che spesso però si rivelano pericolosi. Per questo motivo è di vitale importanza che scuola e famiglia collaborino insieme nell’educazione, scommettendo su una alleanza a sostegno dei ragazzi, perchè questo è il vero FUTURO.